Beh, se siete qui penso sappiate tutti quello che abbiamo dovuto fare per poter avere l'occasione di vivere un'esperienza all'estero con Intercultura: i volontari che vengono a fare propaganda nelle scuole (io ne sono venuta a conoscenza così ma ci sono diversi modi), convincere i genitori, inviare l'iscrizione alle selezioni, le selezioni stesse con i loro alberelli, figure umane e domande a trabocchetto a cui rispondere, i colloqui, lo SLEP test per chi ha scelto Stati Uniti, Thailandia e non ricordo che altri Paesi, il
fascicolo... quell'
ENORME e complicato fascicolo da riempire in tutti i suoi moduli con l'aiuto di medico, scuola, genitori ecc.
E poi l'attesa... quella maledetta attesa durata circa tre mesi passata a controllare e-mail, cassetta della posta e segreteria telefonica e correre a rispondere al telefono ogni volta che squillava (e rendersi conto che le uniche persone rimaste che chiamano sul telefono di casa sono le operatrici telefoniche di Sky, Telecom, Infostrada ecc...) speranzosi nonostante la consapevolezza di dover ancora aspettare molto tempo prima dei risultati.
Ammetto che ad un certo periodo smisi di pensarci, o meglio, mi costrinsi a a scacciare via il pensiero di una risposta, negativa o positiva che fosse, perché da buona pessimista quale sono avrei solo pensato alla mia reazione nell'apprendere che non sarei partita. E a dirla tutta ci stavo riuscendo ed anche bene, tralasciando i momenti in cui professori, compagni e parenti chiedevano notizie quando io stessa non ne sapevo assolutamente
niente.
Ed ecco... l'11 febbraio 2012 controllando la casella delle e-email a scuola, nell'ora di chimica, tra le numerose appunto e-mail ce n'era una da Intercultura;
<<Cavolo sto male>> sussurrai alla mia migliore amica e compagna di banco stringendole il braccio <<Ho un'e-mail di Intercultura>> aggiunsi. Con le mani tremanti lessi quella e-mail e mi sentii cadere il mondo addosso: la lettrice dell'associazione aveva riscontrato un piccolo problema con uno dei miei moduli e voleva che lo ricompilassi e lo rispedissi il più presto possibile.
Io, pessimista come ho detto di essere, pensai subito al peggio. Alla fine delle lezioni corsi a casa e chiesi spiegazioni e mia madre che aveva parlato al telefono con la lettrice; spiegazioni che non mi seppe dare quindi mi vidi costretta a mandare un'e-mail di risposta alla volontaria che mi rispose due ore dopo dicendomi di avere risolto il tutto e di stare tranquilla.
Ma come stare tranquilla?! Tralasciando il problema, in fine risolto (neanche io so come), io non potevo comunque stare tranquilla sapendo che stavano esaminando proprio il mio fascicolo e che in quei giorni avrebbero deciso se accettarmi o meno. Inutile dire che da quel giorno smisi di controllarmi e tornai alla mia vecchia routine: controllo di e-mail a metà mattinata, cassetta della posta alle tre al ritorno da scuola e cellulare e telefono di casa accesi con la suoneria al massimo; avrebbero potuto avvertirmi qualsiasi giorno.
Beh, per farla breve ero in ansia e curiosa della risposta.
Arrivò venerdì 17 febbraio 2012 e ancora neanche l'ombra di una notizia. Eppure io, a differenza degli altri giorni che iniziavo a pensare alla risposta sulla partenza nella tarda mattinata, mi alzaia con la sensazione che mi avrebbero chiamato quel giorno. Chi crede nelle superstizioni avrebbe storto il naso e avrebbe pensato: <<Beh, o non la chiamano o le danno una risposta negativa>> e, credetemi, lo feci anche io che non ci credo. Fu una giornata
assurda, dire terribile è dire poco. Ebbi problemi dalle 8 di mattina fino alle 3 del pomeriggio, un mal di testa atroce e l'umore sotto i piedi.
Per fortuna il mio fratellino (che quel giorno stava male anche lui) mi tirò un po' su facendomi giocare e guardare i cartoni con lui fino al punto di addormentarci nel letto dei nostri genitori.
Ed ecco che alle 8 e mezzo di sera sentii squillare il telefono di casa; ringrazierò sempre il fatto di avere il sonno leggero altrimenti non avrei sentito suonare perché mia madre era fuori a stendere i panni.
Corsi a rispondere e dall'altro capo della cornetta sentii dire:
<<Pronto, sono Francesca di Intercultura. C'è Giuseppina?>>
Mi mancò il respiro per un attimo;
finalmente!!
<<Sì sono io>> riuscii a rispondere.
<<Oh bene. Ti chiamo perché non mi va di farti aspettare ancora una decina di giorni per l'arrivo della lettera. Hai vinto la borsa di studio in fascia 0 di Banco di Napoli per l'annuale in Cina. Complimenti!!>>
Immaginerete la mia reazione. O forse no. Beh, voi provateci lo stesso.
Tutt'ora stento a crederci; al primo tentativo, in fascia 0 (difficilissima da ottenere), la prima scelta, la mia amata Cina. Come dicono gli MBLAQ nella canzone che sto ascoltando in questo momento: OH YEAH!
Non può essere che un sogno... che si avvera!!